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India 2012-02-20
 

Lunedì 20 febbraio 2012: Agra – Fatehpur Sikri – Abhaneri – Jaipur.

Anche la giornata odierna è caratterizzata da una bella levataccia. Alle 6,30 siamo già in bus per coprire la breve strada che ci separa da uno dei monumenti più famosi e belli del mondo: il mitico Taj Mahal. Alle 6.40 (meglio se ci arrivate alle 6,15) siamo alla biglietteria e, dopo l’acquisto dei ticket, prendiamo i bus elettrici che fanno servizio gratuito dalla biglietteria all’ingresso. In fila per circa un’ora prima di entrare (uomini e donne in file separate). Raccomandazione: non portate niente con voi, nemmeno sigarette ed accendini vi saranno requisiti. Consentono di far passare solo: documenti, soldi, macchine fotografiche. Dedichiamo alla visita circa 1h 30’ e non spendo parole per descrivere questo capolavoro. Stessa trafila per l’uscita e poi con il nostro bus di nuovo in hotel per una lauta colazione. Alle 10,00 partiamo alla volta del Red Fort di Agra al quale dedichiamo una visita di circa 1 ora. Poi alle 11,30 partenza per Fatehpur Sikri, la città fantasma. Dopo circa 1,5 h di bus si arriva al parcheggio dove, anche in questo caso, si prendono delle navette (non elettriche e non gratis: 10 Rs/pax a/r TLF) Ci fa da guida il nonno del gruppo, Renzo. Dedichiamo alla visita 1 h e 45’. Alle 15,00 in pulmino alla volta di Abhaneri che raggiungiamo alle 17,30 e subito visitiamo lo splendido pozzo a gradini più grande del Rajastan CHAND BAORI. Per concludere visita al villaggio. Alle 18,30 si riparte per Jaipur che raggiungiamo alle 20,30. [Roberto]

Eccoci finalmente al mitico Taj Mahal ecc. confermo tutto: la sua perfezione genera profonda suggestione che si alimenta di se stessa pensando anche alla storia e soprattutto al destino di questa poesia di pietra e di colui che la volle realizzare. Meditate gente meditate [Pietro]

Una poesia di pietra… bellissimo davvero! Mi ricordo la lunga fila (soprattutto per le donne) per entrare, la crisi di astinenza da sigarette di Giovanna che decide di comprare un bidi per 20 rupie da un indiano del negozio di fronte per poi scoprire, al momento della “perquisizione” all’entrata del Taj Mahal, di averne un intero pacchetto in tasca… [Debora]

Non ricordo chi mi disse che si poteva entrare con il cavalletto. Falso! Un tè con attesa di venti minuti buoni per poterlo lasciare nel barettino. Fila di persone inumana. Perquisizione neanche avessimo bombe nascoste. Ma sicuramente ne vale la pena, perché trovarselo di fronte é un'emozione unica. Come anche é unica la battaglia per non avere davanti stuoli di persone che ti rovinano le fotografie. Solo una cosa gli manca: la realizzazione del progetto (di quei tempi) di fare un mausoleo gemello, ma di marmo nero.

Tre palazzi per le tre mogli, un’induista, una cristiana, una musulmana, dell’’imperatore moghul Akbar [Debora]

Altra incredibile tappa per questa densissima giornata: una intera città monumentale (una capitale!) abbandonata 14 anni dopo la sua edificazione e perfettamente conservata. La guida insiste molto sulle tre spose dell’imperatore: una musulmana una indù e una cristiana. [Pietro]

Pensando alla storia delle tre mogli, non posso non pensare anche alle tre suocere...

L’ultima meraviglia la andiamo a trovare in un villaggio sperdutissimo come nei film sembra che gli abitanti peraltro gentilissimi non abbiano mai visto gli uomini bianchi. Il villaggio è giustamente famoso per il suo pozzo, il più grande non so ma certo il più bello e scusate se sono costretto ancora una volta a usare la parola suggestivo: una architettura che più geometrica (ricorda moltissimo Escher) non si può ma con inglobato il palazzetto del raja che più indiano non si può. [Pietro]

Il pozzo sembrava un dipinto di Escher… bellissima la breve incursione nel villaggio vicino. [Debora]

Rimango a bocca aperta per come hanno fatto questo pozzo. Che poi pozzo non é, ma solo un bacino di raccolta delle acque pluviali. Ed altrettanto emozionato per la gente del villaggio annesso, che ci guardava come fossimo extraterrestri. Maledico solo l'orario tardo e la troppa poca luce, che non mi ha consentito di fare foto decenti a coloro i quali (cioè tutti) si accalcavano per guardarci meglio, anche dai tetti ricoperti di sterco posto a seccare. India vera e molto, molto povera.

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