Mercoledì 22 febbraio 2012: Jaipur – Ajmer – Pushkar. Alle 8,30 partiamo. Sosta a Sanganer a 16 Km da Jaipur, per visitare la Salim’s Paper, fabbrica di carta (si potrebbe tranquillamente saltare). Circa 1 ora di visita e acquisti (caro) e si parte per Ajmer che raggiungiamo in 2,5h. La strada infatti è quasi tutta ottima autostrada. Il bus ci lascia fuori città e prendiamo tre tuc tuc per il giro di Ajmer, una delle principali città mussulmane dell’India. I tuc tuc a loro volta ci lasciano poco lontano dalla moschea principale Dargah che si raggiunge a piedi lungo un viale rettilineo pieno di negozi e affollatissimo. Come in tutte le moschee che si rispettino ci fanno togliere le scarpe e non vogliono nessuna borsa e nemmeno le macchine fotografiche, che dovrebbero essere lasciate all’ingresso. Vista l’enorme quantità di gente preferiamo non rischiare e facciamo due turni per entrare, in modo che chi resta possa controllare gli effetti personali di chi é dentro. Preghiere, fedeli ed un vero e proprio fanatismo per entrare e poter toccare il corpo del santo. Come da accordi, ci facciamo accompagnare al Nasiyan Temple, meglio noto come Red Temple, tempio jainista all’interno del quale si trova un grande diorama (plastico) d’oro che rappresenta la visione jainista del mondo. Alle 15,15 partiamo per Pushkar che dista 11 Km. E che raggiungiamo alle 15,45 circa. Dopo aver preso le stanze in hotel, liberi tutti. Ci rivedremo per cena . Visitiamo i ghat dove, brahmini (o meglio falsi brahmini) recitano una preghiera per coloro che si avvicinano chiedendo in cambio un’offerta che poi diventa una vera richiesta di denaro, meglio evitare! Visitiamo il luogo dove hanno sparso le ceneri del Mahatma, cremato a Delhi. Il santo Sufi e il diorama jainista [Debora] Provata da molti partecipanti l’ ebbrezza dei massaggi ayurvedici. Cena con pizza indiana favolosa [Renzo] La giornata comincia con il giro di prassi in uno dei posti di riferimento degli autisti. Questa volta però pare che la fabbrica sia "vera", e si vede che la gente lavora davvero. Ecco, magari sorvoliamo sulle condizioni e sulla sicurezza: dai poveretti che prendono la pasta di carta colorata (non voglio neanche pensare con quali sostanze) perennemente bagnati, quelli che la pressano sotto un rullo di ghisa ovviamente primo di qualsiasi protezione fino a quelli che confezionano fisicamente le scatole e quanto altro, in effetti il tutto ben confezionato e di buona fattura. Infatti compriamo. E, caso strano, personalmente anche volentieri. Ci addentriamo nel paese, e spesso siamo fotografati. É forse uno dei paesi con meno turisti in giro, pur essendo abbastanza grosso. Per visitare il tempio ci dividiamo in due gruppi, visto che non si può portare nulla all'interno. Nel frattempo io faccio un po' di foto ed il capo comincia a chiacchierare con la guardia all'ingresso, e quando arriva il nostro turno abbiamo la fortuna di essere "scortati" da lui. Il che ci consente sia andare più spediti che di vedere qualche angolo non proprio alla portata di tutti. Questo é il posto più strano. Come al solito dobbiamo togliere tutto, ma questa volta anche di più: via anche cinture, portafogli e quanto altro di pelle di animale. I Jainisti sono così. In compenso però all'interno ci troviamo di fronte ad uno spettacolo incredibile: protetto giusto da qualche grata ed un foglio di plexiglass (grrrr...) c'è un enorme "plastico" fatto in oro. Forse più di un migliaio di metri quadrati pieno stracolmo di riproduzioni in miniatura di palazzi, castelli, torri, soldati, barche volanti, alberi... Ci dicono più di mille chili di oro... Il tutto dovrebbe rappresentare qualcosa, ma sinceramente rimango basito pensando a tutto quell'oro ed a quanto muoiono di fame.
Arriviamo a Pushkar nel primo pomeriggio. Albergo fantastico con vista sul lago.
E c'è abbastanza tempo per chi vuole concedersi un massaggio ayurvedico e poi
una passeggiata. Peccato che a rovinare il tutto ci pensino i finti bramini con
i loro compari, che con la scusa di un qualche santo da festeggiare ci attirano
(rigorosamente uno alla volta) nel ghat, dove procedono ad una specie di rito
molto coinvolgente certo, a base di petali di fiori nell'acqua, orazioni in
hindi, polverine colorate sulla fronte e... richiesta di soldi alla fine. Perché
"Bramino deve mangiare". E che vuoi da me???? un panino lo vuoi? Se,
figuriamoci. Oltre al fatto che nella parte "commerciale" non é che sono poi
tanto furbi: se parti con una richiesta di mille euro, per quanto uno possa
essere rimasto affascinato dal rito e tutto, i neuroni gli si risvegliano di
colpo. Tutte le foto della pagina 800x600
|
Inviare a postmaster/°chiocciola/°borrello.net un messaggio di posta elettronica contenente domande o commenti su questo sito Web. |