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17 aprile 2005 (P.2)
 

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Sbarchiamo, ci dividiamo e conosciamo Valentina, la nostra "mami", che ci porta verso la sua casa. La signora, tranquilla e beata, si incammina davanti a noi ocn le sue ciabatte consunte, canticchiando e filando la lana col suo fuso. Noi dietro di lei invece armati di attrezzature supertecnologiche ai piedi come indosso, intoniamo l'appello a tutti i santi che conosciamo arrancando a distanza col fiatone che avremmo al termine di una maratona... Dopo una decina di minuti di questo supplizio, strisciando sui gomiti arriviamo alla casa. Si, certo, per lo standard dell'isola è una signora casa. In realtà, la nostra "dependance" è poco più di una palafitta, con due "finestre" poco più grandi di una foglio di carta, con la porta talmente piccola che bisogna chinarsi per poter entrare. E, ovviamente, senza bagno. Quello è giù dabbasso, in giardino. Ma almeno quello che ci circonda è un gran bel panorama.

Ci rifocilliamo con il pranzo di Valentina, a base di zuppe di strani ortaggi che poi scopriamo essere sostanzialmente patate, anche se non assomigliano neanche a quelle che conosciamo noi. Il primo assaggio è dubbioso, ma poi ci convinciamo e, in effetti, è tutta roba buona. Alla fine l'ormai immancabile "mate de coca". Tentativo di riposino, e poi ci si ritrova per l'escursione al tempio della luna. Rigorosamente a piedi, ed altrettanto rigorosamente in salita... La guida ci fa scoprire un arbusto caratteristico, dall'odore simile ad un misto di menta, eucalipto e rosmarino: la muña. Dovrebbe alleviarci un po' dal senso di affaticamento conseguente alla fatica dovuta all'altitudine. Vero o no che sia, è sempre una buona scusa per una rapida pausa.

Mentre saliamo, la guida ci racconta di come nell'isola la corrente elettrica c'è giusto nelle feste comandate. Che non comprendono le domeniche, ma solo Natale, Pasqua e roba simile. Insomma, 5/6 volte all'anno. Di come vive la gente locale, di come le famiglie che ci ospitano siano "privilegiate", in quando hanno opportunità che gli altri non hanno. Insomma, è come se avessimo fatto un salto indietro nel tempo.

 

La discesa, ovviamente, è molto più comoda della salita, e la facciamo alla luce delle torce elettriche. Ma abbiamo qualche problema da risolvere: Patti e la riccia sono capitate in una casa non proprio "confortevole". Nonostante siano persone temprate a tutto, quella casa va oltre ogni loro possibilità. Insomma, non ce la possono fare. Ed è un problema perchè non vogliamo essere indelicati con loro. Poi c'è la questione mal di montagna. Bene o male ci siamo dentro tutti, respiriamo con difficoltà ed ogni sforzo costa fatica. Ma c'è chi sta peggio, per esempio la nostra riccia, che soffre di mal di testa particolarmente forti per questa cosa. Infine, dobbiamo affrontare una festa che anno organizzato le famiglie apposta per noi.

Per farla breve, a quella "festa" i "furbi" disertano, noi "pirla" invece ci andiamo (e pure "vestiti") e ci sciroppiamo 2 ore di musicisti improbabili, con danze improbabili in una specie di garage improbabile dove la luce è fornita da due lampade a gas ed al bar puoi scegliere fra la birra e la birra. Diamo i regali che avevamo al mattino prima di partire come segno di riconoscimento per la loro ospitalità.

Poi visto che la riccia stava già male di suo, insceniamo un finto malore e siccome io nel frattempo sono diventato medico, reputo solennemente e davanti a tutti che "la malata necessita della mia presenza durante la notte", e quindi non può stare con la sua famiglia. Guarda il caso, la nostra casetta ha giusto giusto quattro posti letto. E siccome la Patti è una sua amica, viene anche lei. E così abbiamo risolto anche la grana dell'alloggio "sfigato". Spero solo che qualcuno non cerchi di approfittarne per un consulto, visto che ora tutti sanno che sono un medico. Sai che ridere altrimenti...

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