DIARIO DI VIAGGIO: Filippine 20 marzo - 4 aprile 2009 |
Manila - Palawan (Puerto Princesa, Sabang)
Dall'oltretomba sento la musichetta che precede gli annunci della stazione di Milano. Non ci faccio caso e continuo a dormire. Segue altro annuncio. Riemergo dagli inferi e cerco di capire dove sono. Orpa, non sono a Milano, ma in un albergo di Manila. E allora che è questo suono? D'un tratto un neurone (l'unico a degnarmi un minimo di attenzione) mi suggerisce che forse suonano alla porta. Azz, sono già le cinque! Guardo l'orologio e invece no, sono le quattro e un quarto... Ma che cazz....?!? In qualche modo raggiungo la porta ed apro. Mi ritrovo davanti due vassoi tenuti da una cameriera filippina: sono le nostre colazioni che arrivano con 45 minuti di anticipo. Mi rendo conto di essere in mutande davanti alla cameriera, ma sono troppo rincretinito dal sonno, dal fuso orario e dall'incazzatura che mi sta montando su per i 45 minuti di sonno persi per l'anima del piffero... Visto che ormai "il danno" è fatto, facciamo colazione e immortaliamo il momento. Tanto il tempo c'è... Ore cinque e trenta, partiamo alla volta dell'aeroporto. L'aereo è alle otto. Aspetteremo... Il volo è tranquillo, atterriamo a Puerto Princesa, dove ci attende una riconsegna bagagli altamente automatizzata Ci imbarchiamo sui nostri due pulmini che ci aspettavano fuori, e ci avviamo verso Sabang. La strada all'inizio è normale, solo abbastanza trafficata. Ma poi diventa sterrata, e la cosa è abbastanza stressante, oltre che scomoda. Inoltre hanno anche uno strano modo di fare le strade qui: a parte che sono in cemento armato, non è che cominciano da un punto e vanno avanti, ma le fanno a macchia di leopardo. Un pezzo di corsia destra qui, un pezzo di corsia sinistra lì... un po' come gli viene, insomma... Bah? Dopo esserci sorbiti tutta questa strada sterrata, finalmente arriviamo nel "villaggio", e l'impressione è decisamente buona (a parte gli ultimi metri di strada decisamente dissestati). Le capanne sembrano carine (purtroppo scopriremo che sembrano solo: la qualità lascia un po' a desiderare), la spiaggia è bella ed è a due metri... Tempo strettamente necessario ad infilare il costume e siamo tutti a mollo in una specie di brodetto caldo che fa quasi schifo. Una vaga parvenza di fresco la si trova solo nei piedi a distanza siderali dalla riva... Insomma, il refrigerio è un'utopia. Per consolarci, mangiucchiamo una fetta di tonno ala brace annaffiandola con della birra e delle buone chiacchiere, dentro un capanno in riva al mare sotto le palme. L'insieme delle cose risulta decisamente gradevole. Arrivano le ore 18.00 in punto, e qualcuno stacca la luce. Nel senso che il sole "si spegne". Così, di punto in bianco, senza neanche avvertire... In compenso si accende il generatore di corrente, che provvede per qualche ora alle necessità. Ci organizziamo nella camera, dove siamo in quattro. Oltre a me, c'è Claudio, Patty e Alex (detta "saraghina"). Giusto qualche difficoltà logistica (gli spazi sono quelli che sono, e bisogna un po' arrangiarsi). Sorvoliamo sugli scarafaggi. E sul bagno. Vabbè, sorvoliamo su tutto che è meglio. Ceniamo in un "postaccio" (il "Tribal", che per gli emiliano-romagnoli si presta benissimo a doppi sensi), dove ci fanno aspettare per quasi due ore, per poi darci la roba semplicemente cruda... Bleah
Tutte le foto della pagina 800x600
|
Inviare a postmaster/°chiocciola/°borrello.net un messaggio di posta elettronica contenente domande o commenti su questo sito Web. |