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Mercoledì 26 luglio
 

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Mercoledì 26 luglio: Panajachel – S. Antonio Polopo

C’è un freddo che scotta. Strano ma vero. Mentre cammino in strada ho caldo: normale, dico io. Ma poi, d’un tratto ho freddo. Non capisco subito, ma poi realizzo che basta l’ombra di una casa per sentire freddo. Finalmente ho capito: siamo abbastanza in alto ed è normale che al sole ci si scotti e all’ombra ci sia freddo. Mi stupisce la rapidità del cambiamento, e non sono il solo.

Panajachel è piccolina e non offre granché, a parte le innumerevoli “baracche” che vendono più o meno le solite cose. Decidiamo allora di fare un’escursione a piedi. Partiamo con Tommi e Lucia, a piedi, con l’intento di camminare a oltranza lungo la strada che costeggia il lago. Dopo un’oretta di cammino incrociamo una pattuglia di militari armati fino ai denti. Anche se si fa fatica ad attribuirgli un’età, si vede benissimo che sono tutti poco più che ragazzini…

Dopo un altro paio d’ore arriviamo in un paese, dove ci vendono incontro tre bimbe. Sembrano “normali” bimbe, ma dopo un po’ cominciano a chiederci dei soldi. Subito ci chiedono dieci dollari, e subito dopo cento lire, come fossero la stessa cosa. È chiaro che non conoscono affatto il valore reale dei soldi. Non gli diamo nulla, e loro si arrabbiano un po’, ma non desistiamo. Secondo noi è meglio così. Riflettiamo sull’episodio, a concordiamo tutti sul fatto che i “gringos”, cioè i turisti senza cervello, stanno avviando alla rovina un intero popolo, seminando dollari come niente fosse. È vero che sono poveri, ma perché mai questi bimbi devono ingegnarsi a fare qualcosa visto che basta chiedere per avere? Sarà anche vero che per noi qualche dollaro è ben poca cosa e per loro invece vuol dire mangiare qualche giorno, ma così non può funzionare! Pensiamo che comunque qualcosa in cambio ci deve essere, anche solo un braccialetto di stoffa, per fargli capire che quello che gli viene dato se lo sono guadagnato. I soldi dati così gli fanno solo del male. Ed anche gli adulti non sono poi da meno: se ci vedono fargli una foto ti chiedono un dollaro, altrimenti si girano. Un po’ li capisco: da una parte c’è il “rubargli l’anima”, ma dall’altra se la vendono. Ma immagino anche le orde di turisti armati di macchine fotografiche come fossero allo zoo, incuranti di ogni possibile violazione della loro privacy e privi di ogni forma di discrezione. Capisco anche che possano essersi rotti le scatole. Scusate, ma questo non è il nostro modo di fare i turisti.

Incrociamo delle donne che lavano i panni nel lago, vigilate dall’alto da due uomini ed una mucca…

Al pomeriggio ci rendiamo conto che fare il giro completo del lago è un’impresa improbabile, e cominciamo a tornare indietro. Ad un certo punto decidiamo che di camminare ne abbiamo abbastanza, e ci adeguiamo agli usi locali: saliamo al volo sul cassone di un fuoristrada ed elargiamo volentieri un po’ di queztal all’autista: mi dai qualcosa, ti do qualcosa…

A Panajachel c’é  poco, e quando cala il sole non c’è neanche quello! Dopo cena siamo le uniche quattro anime che vagano per il paese. Alla fine, visto che non c’è nulla, decidiamo di fare baldoria noi quattro…

Naturalmente anche oggi abbiamo avuto la nostra pioggia quotidiana…

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