Sabato 29 luglio: Città del Guatemala – Lago Amatitlàn – La Democrazia
Dopo aver fatto colazione siamo
andati, con Tommi e Lucia, a fare un’escursione verso il Pacifico (dove,
peraltro, non siamo arrivati). Abbiamo fatto la prima tappa sul lago Amatitlàn,
dove abbiamo preso la funivia (giusto perché era di fabbricazione svizzera) per
andare in cima ad una montagna lì di fianco. Panorama splendido ed un po’ di
fresco. Fermiamo un camioncino carico di ananas, ne compriamo due e ce le
facciamo pulire a colpi di machete. La tecnica è nuova anche per il tipo, non
tanto per il machete quanto perché la Robbi insiste per sbucciarle al contrario,
cioè togliere tutto tranne le foglie e poi due colpi finali dall’alto per
tagliarla in quattro. Il risultato è un ananas che si mangia come fosse un
gelato: geniale!
La continuazione del viaggio nel
primo pomeriggio, a seguito della decisione (infelice?) di andare a La
Democràcia, è stata un disastro. Assalto stile Fantozzi ai due bus (chiamiamoli
così) che abbiamo preso, caldo asfissiante fuori e dentro i bus (che definire
stracarichi non dà giustizia allo sforzo dei loro motori), più di mezz’ora fermi
senza apparente motivo sotto il sole a picco quando mancavano pochi chilometri
all’arrivo… Insomma un macello vero e proprio, per andare a vedere delle
“pietre”. Certo, pietre degli Olmechi, civiltà precolombiana, tutto quello che
si vuole, ma non all’altezza della fatica fatta per arrivare a vederle. Per
fortuna il custode del museo del paese si è rivelato una persona squisita, con
cui abbiamo fatto delle chiacchiere molto interessanti. Noi tutti stavamo
cominciando a pensare che in Guatemala le persone così non ci fossero.
Giusto un po’ di conforto per le
fatiche fatte e per quelle che avremmo affrontato al ritorno. Per fortuna (?)
riusciamo a prendere un bus “di linea”, più grande e confortevole del solito.
Pieno anche lui, ma non a livello di quelli dell’andata. Abbastanza però da
dover nascondere alla vista della polizia quelli che viaggiavano in piedi nel
corridoio… Comunque sia, per la prima volta ho visto un autobus con due
“copiloti”: uno a destra ed uno a sinistra, entrambi fuori dal finestrino, per
segnalare all’autista quando poter sorpassare (ovviamente in curva, perché sul
dritto era capace anche lui) e per segnalare a quelli davanti di rallentare per
farsi superare. Non male, come tecnica. La robbi, tanto per non perdere
l’allenamento, ha chiacchierato tutto il tempo con delle signore conosciute in
bus.
La cena da Burger King è la
solita schifezza americana. Tanto per cambiare un po’, piove a dirotto.