Sabato 27 febbraio 2010: Kovalam
- Fort Cochin
Oggi relax totale. Giusto un bel giro di shopping (durante
il quale facciamo un po' di scorte preziose per il futuro: pasta, olio e tonno
in scatola), e un pranzo nel posto di ieri con un pollo cotto al forno da non
crederci per quanto è buono. Non c'è il nostro "amico", ma la qualità è sempre
all'altezza. Veramente complimenti.
Cominciano le partenze. Alessandra e Raffaella sono le prime, seguite poi dal
resto del gruppo che non verrà nella Laccadive. Noi invece aspettiamo l'autista
dell'agenzia indiana (si, proprio quella delle camere di Mumbai). Finalmente
arriva, e subito cominciano i casini: dovremmo dare a lui 8000 rupie di saldo,
ma non ha nessuna ricevuta da darci. Capirai... In qualche modo, dopo estenuanti
telefonate col suo capo, sistemiamo la questione ricevuta . Nel frattempo
l'autista semplicemente "scompare". Ha detto "torno subito", e nessuno l'ha più
visto. Peccato che noi sei dobbiamo prendere un aereo, e l'orologio cammina...
Ci avviamo con i bagagli verso il posto dei taxi, e anche li niente. Tutti lo
cercano, anche il tipo dell'albergo (visto che da lui doveva avere dei soldi)
che non ci lascia un secondo da soli. Semplicemente scomparso...
Morale, quando ormai noi eravamo in procinto di abbandonarlo ed arrangiarci per
i fatti nostri, invece che arrivare con il pulmino, si presenta con due taxi. La
corsa verso l'aeroporto avviene in un silenzio quasi irreale. Già normalmente la
guida è di quelle da infarto, ma ora sto veramente lasciando dieci anni della
mia vita su quel taxi, tant'è che ad un certo punto dico all'autista qualcosa
che suona più o meno così: "Caro, è vero che dobbiamo arrivare in aeroporto, ma
vivi sarebbe meglio".
Finalmente arriviamo, incredibilmente illesi, anche se forse con qualche capello
bianco in più.
Ovviamente la giornata non poteva finire bene: Arriviamo a
Fort Cochin dopo il volo e un'ora di taxi, molliamo le valigie al Rossitta, dove
avevamo prenotato (e pagato) le camere qualche giorno fa, e lui ci vuole dare
altre camere. Di cui 2 da paura, una specie di stia da galline. La stanchezza fa
la sua parte, ma anche il tentativo di fregatura fa girare notevolmente le
scatole, e così la Nunzia se lo mangia vivo. Morale, le due stie rimangono, e
Lucio si gode la suite con tanto di dondolo in camera.
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